Le emozioni sono difficili da controllare.
A volte sono definite impetuose o inopportune, ma difficilmente le si sente chiamare golose.
Questo epiteto un po’ buffo che ho deciso di utilizzare fa subito capire che in realtà può esserci un legame, anche stretto, tra le emozioni e il senso della fame.
Ma cos’è la fame?

E’ una sensazione possente, che avvolge tutto il corpo, e ti spinge a cercare cibo ad ogni costo.
Tornando al nostro, ben più blando, appetito; sei sicuro di saper distinguerlo dalle altre sensazioni che possono avere una simile sintomatologia?
Il nostro sistema gastrointestinale ha un vero e proprio sistema nervoso al suo interno che ha il compito di mediare le informazioni ricevute dal cervello e di informare questo continuamente del suo stato. Inoltre ha una certa autonomia in molte funzioni che lo rende a tutti gli effetti un sistema a parte.
Senza entrare nel dettaglio fisiologico ti sarà sicuramente capitato di aver dovuto sostenere un esame o una prova importante e di aver sperimentato strane sensazioni all’intestino o allo stomaco. Nausea, tenesmo, feci liquide sono alcuni dei segni che possono associarsi ad uno stress e, oltre che dall’influenza del sistema ormonale, sono mediate proprio dai neuroni presenti nelle pareti del sistema gastro intestinale.In quel caso siamo portati immediatamente ad associare la sintomatologia alla prova in questione.
In altri casi può non essere così facile stabilire se le sensazioni che provengono dal nostro stomaco sono da associare ad una mancanza di cibo o per qualche altra ragione. Rabbia, nervosismo o persino la felicità possono contribuire a generare quel senso di vuoto o quei caratteristici brontolii che normalmente attribuiamo alla fame. Anche un colpo di fulmine con un bel ragazzo/a può dare lo stesso effetto.
Difficilmente si assocerà quella sensazione all’emozione sperimentata e, soprattutto per la poca abitudine a farlo, si penserà semplicemente di avere appetito e lo obiettivo principale sarà sedare quella sensazione con il primo alimento disponibile.
E sai qual è il guaio ?
Che spesso funziona. Il cibo per diversi motivi placherà quella percezione e forse mitigherà anche l’emozione vera con il risultato che al ripresentarsi dell’occasione si risponderà ancora mangiando in un pericoloso circolo vizioso.

Ovviamente sto cercando di semplificare quello che è un argomento molto complesso, ma è fondamentale capire il meccanismo alla base per poterlo interrompere.Non tutte le sensazioni che avverti allo stomaco sono da associare al bisogno di cibo.
Come capirlo?
Hai mangiato da 2 ore? Difficilmente sarà fame. Ti distrai per un’altra problematica e non ci pensi più. Anche in quel caso puoi essere certo che non sia fame.
Non tutte le persone presentano questo problema di percezione, ma è compito del dietista capire se la problematica esiste nel paziente.Inoltre spesso non basta saperlo per eliminare il problema, ma è necessario un vero e proprio percorso riabilitativo con personale specializzato (psicologi).
Attenzione qui non stiamo parlando di malattie come la bulimia.
Spesso l’affrontare il problema da un nuovo punto di vista crea la consapevolezza sufficiente per iniziare ad evitare questi inutili spuntini "emozionali", che ovviamente hanno una ripercussione sul bilancio della dieta (difficilmente si cercherà di fuggire alla tristezza con un cavolo stufato).Imparare ad ascoltarsi è un ottimo metodo per iniziare a discernere il vero appetito da qualcosa che lo simula soltanto.
Se sei arrabbiato sfogati, se sei felice ridi... se hai fame... mangia. Può sembrare una banalità, ma sono sicuro che anche a te sarà capitato (prova a ripensarci) di mangiare per noia, frustrazione o per tristezza.
Le motivazioni per questo problema sono molte, ma a mio parere, non poco ha a che fare con la continua sedazione che il nostro mondo ci ha insegnato, dove piangere è un problema e dove spesso l’unico amico in grado di ascoltarti nei momenti difficili è un frigorifero.
Come sempre consapevolezza, educazione e, in caso, il giusto aiuto possono fare la differenza. Se ti riconosci nella descrizione (e forse un po’ tutti lo facciamo) non basta che iniziare a fare qualcosa per interrompere questo schema.Dopo il primo passo la meta è un po’ più vicina.