
Tutti sappiamo quanto sia importante la prevenzione. Lo insegnano nelle scuole, le pubblicità progresso e le tante iniziative governative e non.Eppure pochi sanno che la maggior parte delle volte si parla di prevenzione secondaria che " rappresenta un intervento di secondo livello che mediante la diagnosi precoce di malattie, in fase asintomatica (programmi di screening) mira ad ottenere la guarigione o comunque limitarne la progressione." * (CNMR)



In pratica difficilmente ci si batte sulla possibilità di non ammalarsi. Certo tutti sanno quanto sia importante mangiare bene e fare attività fisica e , magari, evitare fumo e alcol, ma il concetto rimane sempre un po’ sospeso.Un po’ come la pace del mondo: la desideriamo tutti, ma siamo pronti a litigare per qualsiasi cosa.
La causa di questa poca credibilità del concetto di prevenzione primaria è da ricercare in primis nella difficoltà nel percepire il significato di rischio.
Chi sarebbe disposto a bere acqua contaminata da un veleno?Nessuno. Questo è comprensibile vista la veloce conseguenza legata al gesto.
Quando si parla di prevenzione primaria, invece, parliamo di qualcosa molto più difficile da comprendere perché il rapporto causa-conseguenza non è mai diretto.
Pensiamo al fumo. Tantissime persone fumano per tutta la vita.La maggior parte di questi manifesta problemi leggeri come voce rauca, produzione di catarro in eccesso, perdita della funzione protettiva di cellule ciliate protettive.
Molti, se non tutti sulla lunga distanza, sviluppano leggere bronchiti croniche sicuramente fastidiose, ma non mortali. Il sistema cardiovascolare inoltre subisce molti danni con il passare degli anni.
Altri sviluppano il cancro al polmone o ad altri distretti corporei.Il fumo quindi uccide. Non tutti, non velocemente, ma le statistiche parlano chiaro.



Eppure molte persone non hanno nessuno scrupolo nell’accendere una sigaretta dietro l’altra. Il processo mentale che porta a questo è il non rapportarsi direttamente con la conseguenza.
La diluizione dell’aumento di rischio diminuisce l’impatto reale sulla percezione di questo.
Inoltre, chi non conosce il fumatore cronico di 90 anni? "Se lui non è morto, non succederà neanche a me" è il pensiero di base che porta a continuare a preservare l’abitudine mortale.Si ha la conoscenza concettuale del rischio, ma la percezione è così bassa da non costituire un problema reale.
Questo dualismo è presente in molti altri campi.Pensiamo all’inquinamento. Tutti sappiamo che siamo vicino a un punto di non ritorno, ma in quanti ci crediamo veramente ?
"Ma tanto di qualcosa si deve morire" è spesso la frase apologetica utilizzata da chi ha come hobby il suicidiocontrollato. O anche "Caio viveva una vita da frate ed è morto lo stesso".
Tutte queste speculazioni di dubbio valore logico non considerano la complessità della gestione dei fattori di rischio.
Immaginiamo di dover attraversare la strada. Se attendiamo sul ciglio della strada controllando in modo accurato e un auto guidata da un ubriaco ci investe certamente l’evenienza non è da ricercare nel nostro comportamento.
Eppure nessuno si sognerebbe di dire che, data questa nefasta possibilità, non sia necessario controllare prima di attraversare.E nessuno dice "Tanto di qualcosa devo morire, che serve controllare prima di attraversare?".
Inoltre cosa da specificare all’obiezione in questione: sappiamo tutti della inevitabilità della nostra morte.Eppure possiamo scegliere se passare gli ultimi mesi, anni della nostra vita corrosi da una malattia cronica debilitante o morire di vecchiaia.
Perché sì, di vecchiaia si può morire.
Sia chiaro non possiamo esser certi che non ci ammaleremo di un tumore o di qualsiasi altra patologia, perché il rischio non è mai prossimo allo 0, ma possiamo decidere con quanti proiettili avere nel caricatore della nostra pistola mentre giochiamo alla roulette russa della vita.
Partire con un caricatore pieno e uno semi vuoto fa un grande differenza.Sembra una visione pessimistica, ma in realtà è la visione che ci permette di essere persone responsabili che conosco il concetto di rischio, anche sulla lunga distanza.



Mangiare male uccide.
Non muoversi uccide. Lentamente, ma uccide in modo tutt’altro che piacevole.
Fare la scelta correttagiorno dopo giorno, non ci rende persone immortali, ma persone consapevoli della propria salute.
E se proprio tutto questo per te non ha senso allora attraversa pure la strada senza guardare "tanto di qualcosa dobbiamo morire".